METROPOLIS – F. LANG
Il genio cinematografico di Fritz Lang, in una Germania reduce dalla guerra, a pochi passi dalla dittatura hitleriana, gira Metropolis. Un capolavoro che anche inquadrato nell’espressionismo, ne esce. Un film che delinea chiaramente quelli che sono ancora oggi i caratteri del film di fantascienza.
LA TRAMA
Metropolis, anno 2026: l’industriale-dittatore Fredersen governa la città-stato col pugno di ferro. Suo figlio Freder, edotto da Maria delle condizioni degli operai ed provatele direttamente, decide di cambiare le cose. Tanto Freder che i cittadini-operai ripongono grande fiducia nella mite Maria, al punto che il dittatore corre ai ripari. Va da Dall’inventore-mago Rothwang e gli impone di costruire un robot somigliante a Maria che semini discordia nel popolo. L’effetto sarà molto diverso da quello sperato. Infatti il popolo invece che discutere si ribella e distrugge tutto quello che si trova sulla sua strada. Alla fine toccherà alla vera Maria ed a Freder riportare la pace. Riconciliando le parti e ponendo le basi per un nuovo e migliore ordine sociale.
L’AUTORE,
Fritz Lang, o meglio: Friederich Christian Anton Lang, viene considerato uno dei massimi maestri del cinema. Vicino a tutte le correnti culturali dei suoi tempi le interpretò bene praticamente tutte. Difficile farne la sintesi. Nasce a Vienna nel 1890, studente All’accademia di arti grafiche comincia a viaggiare: a Parigi scopre il cinema. Ufficiale nella prima guerra mondiale ne esce con diverse ferite e qualche sceneggiatura all’attivo. Poi Berlino, dove girerà il “Mabuse“, “Metropolis e “M“. A causa del Nazismo si auto-esilia dalla Germania: prima a Parigi e poi ad Hollywood, chiamato dalla MGM. In America fino alla fine degli anni ’60, quando deciderà di tornare in Europa ed in Germania. Nel ’60 gira il suo ultimo film: “Il diabolico dottor Mabuse“, che chiude il cerchio aperto nel ’21. A tutti gli effetti un testamento spirituale. Muore a Beverly Hills nel 1976.
L’ACCOGLIENZA ALLORA E GLI EFFETTI DOPO
Metropolis è un film particolare, anche solo accennare ai tanti risvolti non è semplice. Tecnicamente era un film estremamente all’avanguardia. Tanto per cominciare introduce l’effetto Shufftan. L’altra avanguardia tecnica di questo film è il passo uno. Da sole queste due cose basterebbero ed avanzerebbero per piazzarlo nella storia del cinema. Ma c’è dell’altro. Molti capolavori della fantascienza, genere che se Metropolis non inaugura di certo canonizza, sono apertamente gli sono apertamente ispirati. “Blade Runner“, “Guerre Stellari“, “Brazil“, “Matrix” e davvero tanti altri ancora citano o si ispirano a questo capolavoro. Nel 1987 Giorgio Moroder ne curò una riedizione che merita andare a vedere. L’incredibile è che all’epoca Metropolis fece fallire l’UFA tanto fu grosso il fiasco del film. Almeno in Europa.
ALLA FINE INFATTI
Al di là del successo o dell’insuccesso, visto che li ha conosciuti entrambi, metropolis resta un capolavoro. Il punto è che sarebbe bello aprire una lunghissima parentesi su Lang; che non a caso è stato definito uno dei maestri del cinema. Maestro vero, libero, girovago, curioso: come tutti i veri artisti. Lavora, scrive gira e pensa: alla ricerca di compiere la sua opera. Quando decide che ha finito gira il suo testamento e si gode il resto della vita. Si poteva chiedere di meglio? Forse no.
JA
[COPYRIGHT IMMAGINI]: “Metropolis“, Fritz Lang – DE, 1926
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