STORIA DEL CINEMA

IL DR. CALIGARI – di R. Wiene

L'apice ed il manifesto dell'espressionismo
IL DR. CALIGARI – di R. Wiene

IL DR. CALIGARI 

Con “Il gabinetto del dottor Caligari” Robert Wiene ci regala uno dei primi film di genere fantastico della storia della cinematografia. Realizza un capolavoro dell’espressionismo e del cinema d’avanguardia.

IL FILM

Metà ‘800. Con un flashback Franz ritorna al 1830, raccontando di un losco imbonitore da fiera: il dottor Caligari. Il dottore arriva alla fiera del paese con il suo sonnambulo, Cesare, sostenendone la capacità di predire il futuro. La prima predizione è la morte di Alan, amico del narratore, che avviene, per mano di Cesare, nella notte. Caligari ordina poi a Cesare di uccidere Jane, ma, innamoratosene, tenta invece di rapirla. Una volta sventato il rapimento Caligari fugge, rifugiandosi in un manicomio, del quale è il direttore. Là scopriamo, leggendo un manoscritto settecentesco, che il dottore aveva trovato la storia del vero Caligari, rimanendone soggiogato. Il film si conclude lasciando il dubbio che tutto sia solo il frutto della fantasia malata di Franz. Dubbio corroborato dal fatto che il dottor Caligari sostiene di aver trovato il modo di curarlo.

IL CONTESTO

Il film di Wiene è apice e manifesto dell’espressionismo cinematografico tedesco. Per alcuni anche il padre del cinema fantastico. Il punto è che la situazione storica in cui il film nasce è piuttosto complessa. La Germania era uscita distrutta dalla prima guerra mondiale, era il momento della repubblica di Weimar. L’espressionismo, che prevede una forte accentuazione della realtà in chiave iperrealistica, fino alla distorsione, ne è uno specchio fedele. Altra considerazione è che il cinema espressionista si afferma in ritardo rispetto alle altre arti, sintetizzandone le tendenze.

LA TECNICA

Quel che immediatamente salta all’occhio dello spettatore, in questo film, sono le scenografie. Realizzate dai pittori espressionisti Walter Reimann e Walter Rohrig sono un inno all’inquietudine umana. Gli attori si muovono all’interno di fondali dipinti in geometrie sbilenche e distorte. Le stanze sono volutamente piccole ed oppressive. Tecnicamente un uso quasi esclusivo di piani medi e rari primi piani accentua il senso di fastidio. Anche il make up è funzionale ad accrescere l’ansia: mimetizzando gli attori con gli sfondi dipinti. L’assenza di montaggio, oltre alle scenografie, aiuta l’ossessività.

COMPLESSIVAMENTE

La pellicola ha un enorme valore metaforico. Viene interpretato come una forte critica all’autorità. Caligari stesso, infatti, viene interpretato come il governo che manda i giovani, Cesare, ad uccidere ed annientare il nemico. Ma non solo. Nella scena del permesso per lo spettacolo di Caligari il funzionario dorme in cima ad uno sgabello altissimo. Come a sottolineare la distanza tra il potere e le persone. A bene vedere anche il finale è in sé una critica, ed anche e soprattutto una dichiarazione dell’espressionismo. Infatti, al posto di un lieto fine, Wiene preferisce un finale aperto che non scioglie nessun dubbio. Caligari è un vero medico ed il pazzo è Franz? Oppure no? Il tutto in una visione doppia. Quella espressionistica per cui la realtà è un’opinione personale e quella più inquietante dell’inconoscibilità del vero.

VEDERLO?

Assolutamente sì! Chi voglia cominciare un percorso di conoscenza della settimana arte non dovrebbe darlo per scontato. E’ un film che ha dentro il germe del genere fantastico, che sconfina fortemente nell’intellettualità dei suoi tempi. Una pellicola che ha un valore metaforico su un mondo dove la volontà personale è debole. Possiede, oltre il resto, anche un valore per come sintetizza le sensazioni artistiche del tempo che le è stato padre. Ha senso guardarlo per l’utilizzo delle scenografie; che sono, a modo loro, un vero e proprio personaggio.

JA

[COPYRIGHT IMMAGINI]: “Das cabinet des dr. Caligari” Robert Wiene – DE, 1920 

 

 



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Jacopo Angiolini è un Organizzatore. Da più di 15 anni si occupa di Teatro e di Cinema. Ha scritto per il quotidiano "La Nazione", per "055" e per "Il Grido!" (di cui è co-fondatore). E' anche un Mental Coach, oltre che un grande appassionato di comunicazione.

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