LA CORRAZZATA POTEMKIN – Eisenstein
Eisenstein, il genio russo del montaggio, usa strumenti conosciuti per creare un linguaggio nuovo. Se non fosse eccessivo, nel Potemkin, potremmo ritrovare il seme della Docufiction. E non esistono dubbi sul fatto che i moderni film d’azione sono figli del concetto di montaggio da lui inventato.
LA TRAMA
1905 sulla corazzata Potemkin, ancorata a largo di Tendra, i marinai si rifiutano di mangiare carne avariata. Obbligati, pena la morte, a nutrirsene, alcuni si rifiutano ancora e vengono portati davanti al plotone d’esecuzione. Il marinaio Vakulincuk convince i soldati a non sparare sui marinai e questo scatena la rivolta a bordo. Ribellione che pur vinta porta alla morte di Vakulincuk stesso. La nave fa rotta verso Odessa, dove il cadavere del marinaio viene esposto e scatena l’indignazione del popolo. Sommossa che viene repressa nel sangue dai soldati dello Zar. A questo punto i Marinai del Potemkin decidono di andare verso la morte affrontando la flotta imperiale. Flotta che, incredibilmente, decide di lasciar passare la nave indenne e fuggire verso la libertà.
IL PUNTO
La storia in se non è che una relazione romanzata della rivolta antizarista del 1905. Fu commissionata in un progetto molto più ampio direttamente dal partito comunista. Eisenstein decise che poteva realizzare bene solo parte del richiesto, concentrandosi quindi sull’episodio del Potemkin. Realizzando quello che tuttora è considerato uno dei migliori film di propaganda della storia. Sopratutto è uno dei film più influenti dal punto di vista estetico e tecnico.
L’AUTORE
Eisenstein nacque a Riga nel 1898 da famiglia benestante; crebbe girando tutta la Russia durante la sua infanzia. Allo scoppio della rivoluzione del ’17 si trova, studente di ingegneria ed architettura, a San Pietroburgo. Si arruola subito nell’esercito bolscevico nonostante il padre militasse nelle forze zariste. Comincia in questo periodo ad interessarsi cinema e di teatro. L’enorme successo, locale e mondiale, della “Corrazzata Potemkin” gli consentirono di girare altri film propagandistici. Lui ne approfittò per approfondire i suoi esperimenti di montaggio. Tanto che nel 1930 la Paramount lo chiamò ad Hollywood per girare “Una tragedia americana”. Il film però fu finito da Sternberg per le incomprensioni riguardo il cast tra il regista sovietico ed i produttori. Si diresse quindi in Messico per le riprese di “Que viva Mexico“; non finì neppure questo film perché richiamato in patria da Stalin. Girò ancora due film e morì d’infarto a 50 anni.
LA TECNICA
“La corazzata Potemkin” è strutturata in maniera che sia valutabile in più modi. Da un lato ha l’aspetto del cinegiornale. La divisione in 5 atti, d’altro canto, regala allo spettatore la sensazione di un dramma. Eisenstein realizza la poetica del “cine-pugno”: la netta intenzione di bombardare lo spettatore con immagini e concetti disturbanti. Questo tramite un uso rarissimo dei movimenti di macchina e un montaggio serratissimo. A proposito del montaggio è lui che inventa, in “Sciopero“, ed estremizza il montaggio delle attrazioni. Uno stile che coinvolge lo spettatore e ribalta il concetto stesso della tecnica. Che fino ad allora aveva teso a rendere il pubblico soggetto vittima, per così dire, della narrazione.
CONCLUSIONI
“La corazzata Potemkin” ancora oggi regala notevoli sensazioni allo spettatore. Forse perché il regista non ha avuto pudore nel mostrare in tutta la sua crudezza la violenza e la morte. Ma la vera ragione è la potenza del montaggio. Il germe di un cinema che oggi come non mai è di scena in tutte le produzioni. Viene quasi spontaneo pensare che non sarebbe completa, la grammatica del cinema, senza opere come questa.
JA
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